Conosciamo Angelo Gallanti, il nuovo mister per la Promozione
Per la nostra società, quello di Angelo Gallanti è un piacevole ritorno: storico l´abbinamento del suo nome alla vittoria del campionato di Promozione nella stagione 2002/03 per la prima ed unica, ad oggi, esperienza in Eccellenza.
Fonte: Antonio Cucci (Ufficio Stampa)
"Un bellissimo ricordo anche per me, ad Assago ho passato bei momenti nell´arco di 3 o 4 esperienze avute con la squadra gialloblu: alla primissima occasione raggiungemmo un buon terzo posto, migliorato poi l´anno successivo con la seconda piazza, tornai poi nel 2001 dove con una bella rimonta abbiamo chiuso nuovamente al secondo posto, e poi l´anno dopo l´indimenticabile vittoria".
Il traguardo storico dell´Eccellenza che però non ti ha visto in panchina tra i gialloblu
"In effetti no, ma rientra nelle logiche del calcio, divergenze con il presidente di allora che hanno portato a prendere strade diverse: ai tempi il mio pensiero era che la squadra che vinse la Promozione, a livello di gruppo potesse fare bene anche in Eccellenza, bastava l´inserimento di 2 o 3 pedine ma si optò invece per una rifondazione".
Chiudiamo l´amarcord e torniamo al presente ed alla chiamata che ti ha riportato qui
"Una chiamata piacevolissima, non nascondo che dopo aver sentito Fabio (Marelli ndr) sono arrivate anche altre proposte ma l´Assago è entrato da subito in cima alle mie preferenze.
Sono molto contento certo, ma consapevole anche che fare il profeta in patria è molto difficile, conosco la realtà e le dinamiche della società anche se vedo che sono cambiate molte persone e molte cose sotto ogni punto di vista ed inoltre il torneo stesso di Promozione è cambiato parecchio negli ultimi anni, sarà una bella sfida".
In cosa vedi cambiamenti nel calcio dilettantistico?
"Nella gestione della squadra ad esempio, non è più sufficiente saper parlare di calcio ai ragazzi ma contano molto anche le dinamiche nello spogliatoio. Noi dovremo ricominciare a creare una base tale per cui poi stratificare la realtà della società in relazione alla categoria ed al contesto del settore giovanile".
Con la società avete già parlato di obiettivi?
"Sì e sono piuttosto chiari: creare una solidità di squadra con un nucleo portante che ci permetta di far lavorare un gruppo di giovani ben definito, una solidità che poi ci possa mettere in condizione di far entrare forze nuove con continuità.
Alleno da 35 anni, l´ambizione rimane ma non mi basta più pensare alla singola stagione, mi interessa un progetto che qui stiamo cercando di impostare, vogliamo creare una struttura portante perchè in particolare in questo momento storico del calcio dilettantistico riuscire a creare qualcosa di importante in casa può consentire di evitare di andare a destra e a manca spendendo denari"
L´attualità mi porta a chiederti anche delle tue più recenti esperienze.
"Due stagioni fa avevo iniziato con la Juniores della Viscontea Pavese, per poi essere chiamato a guidare la prima squadra; l´anno scorso invece, tornando al discorso "progetto" mi sono legato ad una società di seconda categoria, una squadra giovanissima ma mi piacevano le idee che avevano, almeno inizialmente, poi nel corso della stagione quel progetto è venuto meno e ho scelto di non proseguire"
Arrivi da solo ad Assago o porterai con te dello staff?
"Ci sono ragazzi che hanno lavorato con me nel tempo e dei quali mi fido, ma so anche che qui ad Assago si è saputo creare un team in grado di lavorare bene; vedremo insieme se ci saranno le condizioni di poter aggiungere nuovi collaboratori".
La tua squadra come la vedremo giocare?
"Parlare di moduli è prematuro, fondamentali saranno i giovani, poi i vecchi li adatti alla realtà: sulla base del materiale umano stabiliremo il modo di giocare"
Sentendo parlare di modo di giocare, interviene Fabio Marelli presente a questa chiacchierata e chiede e mister Gallanti di raccontare un aneddoto a questo proposito
"La prima volta che arrivai qui fui portato da Leardini da allenatore della Berretti del Pavia, qui si giocava ancora in 10 dietro la linea e Sicolo (papà di Andrea ´98 della Juniores) davanti a tutti che andava a 1500 all´ora, in 2/3 mesi ho provato ad insegnare a giocare a zona: giochiamo a Vimodrone la prima partita, riceviamo complimenti ma perdiamo 2-0, seconda partita contro Biasano Masate, altri complimenti e 2-1 per loro, e anche la terza giochiamo bene e perdiamo di misura, da li ho cominciato a cambiare il mio pensiero perchè nella prima squadra contano i numeri e forse bisogna prima guardare con chi hai a che fare per decidere come vuoi giocare"
Fonte: Antonio Cucci (Ufficio Stampa)